Scegliere un broker per fare trading online non è mai facile. Come ogni servizio non esiste il migliore in assoluto: devi capire quale piattaforma si avvicina di più alle tue esigenze.
I criteri da valutare spesso sono la tipologia di asset negoziabili (broker di azioni, forex, criptovalute, ecc.), le commissioni, le funzionalità della piattaforma o la user experience.
Poi c’è la questione fiscale, che spesso passa in secondo piano ma in realtà è fondamentale (no, non c’è modo di non pagare le tasse sul trading). Alcuni broker, infatti, lasciano al trader il compito di pagare le tasse sul trading online. Altri invece sono broker sostituto d’imposta, cioè si prendono cura della rendicontazione al posto dell’investitore.
In questa guida vedremo quali sono i migliori broker sostituto d’imposta in Italia. Senza dubbio è comodo non occuparsi della fiscalità legata al trading, ma affidarsi a queste società è davvero conveniente?
Non per tutti, anzi per pochi. Vediamo il perché e cosa fare per risparmiare sulle tasse e fare da soli senza però brancolare nel buio.
Tassazione trading online: cosa sapere
In Italia la tassazione sul trading online segue quella la logica degli investimenti tradizionali. Azioni, obbligazioni, ETF, derivati e contrattazioni forex vengono tassati con un’aliquota del 26% sulle plusvalenze (capital gain) e sugli interessi.
L’unica eccezione riguarda i Titoli di Stato, i nostri BTP (indicizzati e non), BOT, CTZ, CTT e quelli della comunità europea, con un’aliquota agevolata al 12,5%.
Questo vale per ogni asset class e portafoglio di investimento, dal conto corrente ai derivati, dalle azioni alle criptovalute. Per pagare le tasse sul trading online è possibile ricorrere a due regimi fiscali:
- dichiarativo;
- amministrato.
Regime dichiarativo
Il regime dichiarativo prevede che sia il trader a occuparsi di calcolare e versare le imposte su trading e investimenti, inserendo in dichiarazione dei redditi l’ammontare delle plusvalenze.
I migliori broker online di CFD e in generale dagli intermediari senza sede in Italia applicano un regime dichiarativo, poiché non possono trattenere una parte delle plusvalenze per conto dello Stato italiano (ma questo non è poi così un male, come vedremo).
Tanto per essere chiari:
- Plus500 non è sostituto d’imposta;
- AvaTrade non è sostituto d’imposta.
Regime amministrato
Il regime amministrato, invece, viene adottato da banche e intermediari con sede in Italia. Vengono chiamati broker sostituto d’imposta poiché saranno loro ad occuparsi del pagamento delle imposte, il che è comodo ma non sempre vantaggioso.
Migliori broker sostituto d’imposta
Vuoi sapere chi sono i migliori broker forex sostituto d’imposta? Al momento esistono solo pochi intermediari regolamentati che offrono questa agevolazione per il pagamento delle imposte.
I più importanti broker sostituto d’imposta in Italia sono:
- Directa
- Fineco
- Binck Bank
- Webank
- ActiveTrades
- IG
Directa è stata una delle prime SIM in Italia (società di intermediazione mobiliare) a offrire una piattaforma di trading online. Directa può fare da sostituto d’imposta o lasciare libero il cliente di operare in regime amministrato, se lo ritiene più conveniente.
Fineco, Binck Bank e Webank sono istituti bancari con piattaforme di trading on line all’avanguardia. Utilizzare un conto di trading bancario richiede una commissione mensile, ma l’intermediario fa da sostituto d’imposta e provvede a estinguere le tasse sul trading per il cliente.
Come loro, anche tutte le altre banche con piattaforma di trading da casa (Unicredit, Intesa San Paolo, Widiba, ecc.) operano in regime amministrato e fanno da sostituto d’imposta per il trader.
Infine IG e ActiveTrades sono due broker di CFD sostituto d’imposta (grazie alla filiale in Italia).
Broker sostituto d’imposta: conviene davvero?
Vista la comodità di non doversi occupare delle tasse, è facile pensare che un broker sostituto d’imposta sia nettamente più vantaggioso di un intermediario che opera in regime dichiarativo.
Nessun pensiero, nessun rischio di commettere errori in dichiarazione dei redditi. Questo è vero, ma sei sicuro che i broker sostituto d’imposta convengano sempre?
I problemi legati ai broker sostituto d’imposta esistono eccome e sono sostanzialmente due:
- le commissioni più elevate;
- i tempi di riscossione delle imposte sostitutive.
Problema 1: le commissioni
Generalmente gli intermediari italiani che agiscono da sostituto d’imposta hanno costi operativi molto salati per chi fa trading online.
Nella tabella qui in basso trovi un confronto sulle commissioni applicate da alcuni dei principali broker italiani. L’esempio si riferisce all’acquisto di azioni Amazon per un valore complessivo di 10mila euro:
Broker | Regime fiscale | Commissioni azioni Amazon (10.000€) |
Fineco | amministrato (sostituto d’imposta) | 11.78€ |
Directa | amministrato (sostituto d’imposta) | 8.19€ |
Binck Bank | amministrato (sostituto d’imposta) | 10.01€ |
DEGIRO | dichiarativo | 0.52€ |
Come vedi, la soluzione migliore in questo caso è affidarsi a un broker in regime fiscale dichiarativo se vuoi pagare meno di 10 euro di commissioni (con Unicredit, Intesa o Poste Italiane i costi sono ancora più alti!).
DEGIRO ha commissioni bassissime e ha la più ampia scelta di azioni ed ETF, ma non è un broker forex. Torneremo più in basso a parlare di lui, perché ti offre una delle soluzioni più interessanti per pagare le tasse sul trading online.
Problema 2: i tempi di riscossione
Il secondo macro problema per un trader che opera con un broker sostituto d’imposta sono i tempi di riscossione delle tasse in regime amministrato.
Questo sistema prevede che l’imposta sostitutiva venga applicata al momento della chiusura di ogni posizione. Immagina di operare con un broker sostituto d’imposta e chiudere una posizione in profitto di 100 euro: su quella plusvalenza l’intermediario applicherà subito il 26% di imposta sostitutiva, lasciandoti con un gain di 74 euro sul conto.
Ora immagina di chiudere un’altra posizione, questa volta in negativo di 100 euro. Qui il broker sostituto d’imposta non applicherà l’imposta, ma il saldo del conto di trading sarà il seguente:
74 – 100 = -26€
Anziché tornare in pareggio (100-100), la plusvalenza tassata (74) meno la perdita (-100) produrranno un saldo negativo.
Ovviamente il broker sostituto d’imposta prevede anche un meccanismo di compensazione per scalare le imposte sul trading online che hai già pagato.
Alla lunga però questo può pesare fortemente sui tuoi guadagni. Infatti non solo pagherai in anticipo più imposte del dovuto, ma avrai anche meno capitale disponibile per operare sui mercati.
Con un broker in regime dichiarativo, invece, paghi le tasse alla fine dell’anno economico (31 dicembre) e solo sulle plusvalenze finali.
Se realizzi un profitto di 100, una perdita di 100 e un altro profitto di 50 pagherai le tasse sul trading solo su quei 50, cioè sul saldo finale (e non anche sui primi 100).
Pagare le tasse sul trading: metodo migliore
Qual è allora il regime fiscale migliore per pagare le tasse sul trading? Conviene affidarsi a quello dichiarativo oppure lasciar fare ai broker sostituti d’imposta?
In realtà non esiste una risposta sempre valida. Il broker sostituto d’imposta è utile per chi non vuole alcun problema legato alla tassazione sul trading, ma è anche disposto a spendere commissioni molto salate per investire in borsa.
Di solito si sconsiglia fortemente di ricorrere ai un broker sostituto d’imposta se hai intenzione di fare trading online sui mercati con una certa frequenza. Rischi di pagare molte più tasse e commissioni di quanto non fare in regime dichiarativo.
Senza dubbio la soluzione dei broker dichiarativi è più adatta ai trader. Anche se può essere scomodo compilarsi la dichiarazione dei redditi da soli, se prevedi di effettuare diverse operazioni sui mercati al mese non c’è paragone.
Se hai paura di commettere degli errori pagando le tasse sul trading da solo puoi affidarti a un commercialista. Dichiarativo.com, per esempio, è un team di dottori esperti nella compilazione di dichiarazione dei redditi che aiuta i trader in regime dichiarativo.
Certo, pagare un commercialista per alcuni non è il massimo. Rischi di perdere tutto il denaro risparmiato con un broker sostituto d’imposta.
E allora ecco l’ennesima soluzione. Se vuoi operare in regime amministrato ma non vuoi spendere soldi in commercialisti puoi affidarti a DEGIRO. Il broker collabora con uno studio di professionisti in Italia e a fine anno ti manderà un modello pre-compilato per facilitarti con il pagamento delle imposte sul trading online.
Ogni investimento comporta dei rischi. Investire può essere remunerante, ma non è mai privo di rischi, e potresti perdere una parte o tutto il tuo deposito.
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