Gli indicatori di Trading ci vengono in soccorso per la determinazione del giusto timing di ingresso nel mercato, perché spesso indicano un momento prima (oscillatori di momentum), il prezzo migliore di acquisto o di vendita.
Sono soprattutto utilizzati per incrementare maggiormente le informazioni che produciamo attraverso l’analisi tecnica del grafico, infatti ci analizzano la forza del trend in atto, informazione importante per la determinazione di un buon segnale operativo associata alla rottura di un supporto o di una resistenza.
Vediamo quali sono i migliori indicatori di trading che si possono utilizzare per aumentare il ritorno negli investimenti. Non esistono indici tecnici infallibili, ma possono aiutare a fare la scelta giusta.
Indicatori che anticipano il trend
È molto raro vedere un trend cambiare di tendenza in maniera netta, di solito ci sono dei segnali di allerta che sono leggibili come perdita di momentum, di forza e quindi come cappello conclusivo di analisi gli indicatori ci possono essere molto utili. Essi sono costruiti su dati dell’andamento dei prezzi e dei volumi scambiati di un titolo finanziario allo scopo di prevedere l’evolversi futuro delle quotazioni dello stesso.
I più usati in analisi tecnica sono:
- medie mobili;
- RSI;
- lo Stocastico;
- il MACD;
- il Momentum (ROC).
Le medie mobili le abbiamo già analizzate in precedenza, ora andiamo ad analizzare gli altri indicatori. Alcuni indicatori sono detti “oscillatori” proprio per come sono costruiti, essi oscillano tra due bande 0 e 1 o 0 e 100, la parte bassa che può arrivare fino a 20 o 30 è detta di ipervenduto, mentre la parte alta, che va da 70 in su è detta di ipercomprato.
È consigliabile non soffermarsi alla valutazione di un solo indicatore, è molto importante confermarne almeno due o tre prima di entrare nel mercato.
RSI (Relative Strenght Index)
L’RSI è molto usato soprattutto per quei trader che operano sul mercato dei futures. Scoperto da J.W. Wilder nel 1978 questo oscillatore viene utilizzato per individuare le condizioni di ipercomprato e ipervenduto del titolo oggetto d’esame. Essendo un oscillatore esso viene calcolato in base al principio delle piste cicliche e cioè dalla distanza dei prezzi dalla media mobile, distanza quindi calcolata come scostamento percentuale. L’RSI viene calcolato con la seguente formula:
RSI = 100 – [100/(1 + RS)]
dove RS, per un tempo dato dal trader, è pari alla media dei giorni precedenti con chiusura al rialzo diviso la media dei giorni precedenti con chiusura al ribasso. Il tempo dato dal trader è personale e indicativo di ogni singolo titolo, solo operando e quindi con l’esperienza, si trova il periodo d’analisi migliore per questo oscillatore, considerate però che all’aumentare dei giorni diminuisce la reattività dello stesso. Come detto la struttura dell’indicatore può variare tra 0 (tutte le chiusure precedenti sono state al ribasso) e 100 (tutte le chiusure precedenti sono state al rialzo), di norma sul grafico dell’RSI vengono evidenziate due fasce, una posta al 70 per cento, mentre l’altra posta al 30 per cento proprio per indicare le zone di ipercomprato e ipervenduto, ovviamente il valore 50 identifica la fascia di neutralità.
Solitamente la logica suggerisce che un trader dovrebbe vendere quando l’oscillatore è sopra la fascia del 70 per cento, ovvero in iperconprato, o acquistare se l’indice si trova nella fascia del 30 per cento, cioè di ipervenduto. Questa strategia non si è dimostrata molto affidabile se non in determinati periodi di mercato laterale, perché è difficile prevedere la permanenza del titolo in zona ipercomprato o ipervenduto. Di norma l’ oscillatore si muove armoniosamente con i prezzi, però esistono dei casi particolari che non è così, infatti siamo in presenza di una divergenza. Anzi uno dei maggiori segnali attendibili di questo oscillatore si ha proprio in presenza di una divergenza con i prezzi, infatti possiamo avere una divergenza sui massimi che prelude ad una perdita di forza del trend rialzista, o ad una divergenza sui minimi che prelude ad una perdita di forza del trend ribassista.
Qui sotto una rappresentazione grafica del RSI.
Un’ultima precisazione: quando siamo in presenza di un trend ben definito il fatto che l’RSI si trovi in zona ipercomprato o ipervenduto non significa che sono segnali di vendita o di acquisto, anzi nella maggior parte dei casi è sintomo di forza del trend in atto. Quindi sempre attenzione e cercare più combinazioni possibili tra gli indici.
Lo Stocastico
Come per l’indice precedente, anche per lo stocastico il trader deve definire il tempo di analisi. Questo indice si base sull’ipotesi che in presenza di un mercato rialzista il prezzo di chiusura tende ad essere vicino ai massimi di giornata, mentre nelle fasi di mercato ribassista il prezzo di chiusura tende ad essere vicino ai minimi di giornata.
Detto questo, lo stocastico rappresenta la posizione del prezzo di chiusura giornaliera all’interno di un intervallo di prezzo minimo e massimo (range) registrato nel periodo di tempo prescelto dal trader. Quindi se la chiusura avviene sul minimo di periodo otteniamo uno stocastico pari a zero, viceversa se chiude sui massimi il suo valore è cento. Lo stocastico è costituito da due linee, una chiamata %K e l’altra chiamata %D che altro non è che la media mobile della prima. Vediamo le formule:
% K = 100 (( C – Ln ) / ( Hn – Ln ))
dove
- C = prezzo di chiusura più recente
- Ln è il prezzo più basso nel corso degli “n” giorni oggetto d’analisi
- Hn è il prezzo massimo registrato negli “n” giorni oggetto d’analisi
Invece
% D = 100 ( S3 / s3 )
Dove
- S3 è la somma dei tre giorni di C – Ln
- s3 è la somma dei tre giorni di Hn – Ln
- La % D , come abbiamo detto è la media mobile a tre (giorni più utilizzati) DELLA %K.
È un oscillatore e quindi anche esso si muove intorno ad un range tra 0 e 100, con due linee che evidenziano la zona di ipercomprato e ipervenduto. Per questo oscillatore valgono le stesse considerazioni fatte per l’RSI, con l’indicazione degli stessi segnali operativi, comprese le divergenze, però con un vantaggio in più, l’incrocio tra le due curve %K e %D. In effetti un buon segnale operativo si ottiene quando la curva %D è decrescente, in zona ipercomprato e viene rotta dalla %K che contemporaneamente passa in zona neutra.
MACD (Moving Average Convergent Divergent)
Questo oscillatore di momentum si basa sull’ipotesi di mettere a confronto due medie mobili e relazionarle tra di loro, quindi è calcolato facendo il rapporto della differenza tra le due medie mobili prese come oggetto d’analisi.
Ovviamente, come abbiamo detto spesso, l’intervallo di tempo d’analisi è preso soggettivamente dal trader in base al mercato a cui si riferisce. Il fatto di rapportare la differenza delle due medie mobili, facciamo in modo che si viene a creare un oscillatore meno “nervoso”, più normalizzato in quanto viene a mancare le fluttuazioni inferiori di periodo della media di breve, quindi, vengono a mancare quelle oscillazioni dovute ai cicli di durata inferiore del periodo.
In pratica l’MACD è formato da due curve: la “first line” calcolata come sottrazione, di norma (ma a voi la scelta), tra la media mobile esponenziale a 26 giorni e la media mobile esponenziale a 12, mentre la “second line” viene calcolata come media mobile a 9 giorni della “first line”. In formula avremmo:
MACD = (mme 12 – mme 26) & (mme 12 – mme 26) mme 9
dove:
- mme 12 è la media mobile esponenziale a 12 giorni dei prezzi di chiusura
- mme 26 è la media mobile esponenziale a 26 giorni dei prezzi di chiusura
- mme 9 è la media mobile esponenziale a 9 giorni di (mme 12 – mme 26).
Si viene a creare così un grafico con due curve che oscillano intorno ad un valore centrale pari a 0. Come ogni indicatore di momentum se le curve oscillano nella parte superiore del grafico siamo in un periodo di forza del trend in atto, altrimenti, se siamo nella parte inferiore ci troviamo in un periodo di debolezza del trend. Per quanto riguarda i segnali operativi che i trader effettuano su questo indicatore sono sostanzialmente simili allo stocastico. Quindi, oltre alle divergenze (quando la curva dell’indicatore non coincide con l’andamento dei prezzi), un buon segnale operativo deriva dall’incrocio tra la media mobile veloce (a 9) e la media mobile più lenta, quindi acquisteremo quando la “second line” taglia la “first line” dal basso verso l’alto e venderemo, quando la “first line” taglia dall’alto verso il basso la “second line”, comunque in tutti e due i casi il segnale risulta più forte se viene confermato anche il passaggio della linea zero.
Momentum e ROC (rate of Change)
Tutti gli indici appena esaminati sono detti di momentum, però esiste un indicatore chiamato proprio così perché con la sua costruzione si indica la velocità di accelerazione/decelerazione del trend in atto. Il momentum è il rapporto tra il prezzo di oggi e quello registrato nei periodi passati, determinati come sempre dal trader.
Momentum = (Vu – Vn) : N
Dove:
- Vu è il valore attuale
- Vn valori di n periodi fa
- N tempo scelto per l’analisi
Il Momentum, costruito dal rapporto tra spazio percorso e tempo impiegato, misura l’entità del cambiamento di prezzo in un determinato periodo di tempo, quindi, ci indica la velocità della tendenza. Di solito si considera un n = 14 giorni per trading daily, ma si possono utilizzare anche minuti o secondi per l’ operatività intraday.
L’indicatore oscilla sopra o sotto una linea mediana, quindi l’attraversamento di tale linea può indicare un’inversione della tendenza, ma come sempre attenzione alle fasi laterali perché si vengono a creare molti falsi segnali dato che l’indice oscilla proprio intorno alla linea mediana.
Questo indicatore, dato che è un valore assoluto, può creare delle difficoltà quando lo si deve rapportare con titoli diversi, quindi spesso si considera una variante dello stesso, cioè il ROC, che infatti esprime, a differenza del momentum, lo stesso concetto ma in valori percentuali. Formula:
ROC = [100 (Vu – Vn)] : Vn
Ovviamente tutte le considerazioni fatte per il momentum valgono lo stesso per il ROC. Personalmente individuo il ROC come un indicatore guida dello stato del trend in atto non tanto per identificare segnali operativi, però, alcuni trader ne calcola la media mobile e prende spunto da essa, come per gli altri indici, dall’incrocio delle due curve. A voi la scelta.
In analisi tecnica esistono molti altri indici, ma in questa sede ho preferito (anche per non annoiarvi), riportarvi solo i più comuni e i più utilizzati dai trader, se volete approfondirne altri, nella vostra piattaforma, cercate quelli che più vi si addicono al titolo che state studiando.
In conclusione, otteniamo un beneficio nell’avere molti indici finché non arrivano a confonderci le idee, quindi, vi suggerisco di familiarizzare il più possibile con alcuni di essi e fare molti, moltissimi tentativi per vedere come reagiscono sul mercato che state analizzando.
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